Il rover Nasa Perseverance ha raccolto il suo primo campione di roccia marziana, al suo secondo tentativo.
Il viaggio di questo campione, però, è solo all’inizio!
Vuoi sapere come Perseverance ha raccolto il campione, quali difficoltà ha avuto e cosa ne sarà dei vari carotaggi marziani? Continua a leggere!
Perseverance raccoglie il primo campione
Conferme continuano ad arrivare da tutti i siti e i social gestiti dalla Nasa per tenerci aggiornati sulla missione Mars2020: l’1 settembre 2021 il rover Perseverance ha raccolto il suo primo campione di roccia dal cratere Jezero in cui è atterrato.
Questo è il secondo tentativo, dopo il primo che è stato meno fortunato. Il 5 agosto la squadra che controlla Perseverance ci aveva già provato, ma la roccia che hanno deciso di carotare pare fosse troppo friabile e si è sbriciolata cadendo via dal cilindro di campionamento.
Inutile dirlo, il team ha studiato la situazione e ha perseverato nel suo intento (la battuta non è mia ma di Thomas Zurbuchen, direttore scientifico della missione).
Questo campione è solo il primo di almeno una dozzina. sarà adesso sigillato e messo al sicuro sotto la pancia di Perseverance, in attesa di essere rilasciato al momento opportuno.
Il destino del campione
Se non sei all’oscuro delle precedenti missioni robotiche sul pianeta rosso, potresti chiederti cosa ci sia di così eccezionale nella raccolta di un campione di roccia. Dopotutto altri rover prima di lui, Curiosity ad esempio, hanno già compiuto imprese simili.
Stavolta però è un po’ diverso.
E sì, perché oltre a studiare il suo ambiente, come tutti i suoi precedenti e attuali colleghi robotici, Perseverance ha una piccola missione in più. E la chiamo piccola, ma è un sacco ambiziosa in realtà!
La missione Mars2020, come si chiama appunto quella che ha portato Perseverance e Ingenuity su Marte, fa parte di un piano più ampio, dal respiro internazionale. Con il progetto Mars Sample Return, una collaborazione Nasa (National Aeronautics and Space Administration) ed Esa (European Space Agency) intende lanciare una serie di missioni verso Marte per raccogliere e riportare a Terra una dozzina di campioni di suolo Marziano da studiare.
Come si riporta a Terra il suolo marziano?
Non sarà la missione Mars2020, direttamente, a riportare a Terra i campioni raccolti dal rover, ma bisognerà aspettare missioni successive. La Nasa sta già elaborando il lancio del Sample Return Lander, una navicella che atterrerà su Marte portando lì il Sample Fetch Rover dell’Esa.
Sarà il Sample Fetch Rover a ripercorrere le tracce di Perseverance e riprendere i cilindri che questo lascerà in giro sulla superficie del pianeta rosso. A caccia conclusa, ricco del suo bottino, il rover Esa tornerà al suo campo base a depositare nel Mars Ascent Vehicle, Nasa, i cilindri raccolti. Questo ha il preciso compito di lasciare la superficie di Marte e dirigersi ad un appuntamento curato da mesi. In orbita ci sarà un altro veicolo europeo, l’Earth Return orbiter, pronto a prendere in consegna il prezioso carico e spedirlo a Terra.
Perché tutto questo lavoro?
I lander e i rover atterrati con successo su Marte sono tutti gioiellini ad alto tasso di innovazione tecnologica, capaci delle migliori analisi di atmosfera, suolo, magnetosfera,…
Sono capaci di molte analisi, ma non di tutte. Alcuni studi sui materiali hanno bisogno di attrezzature così complesse e delicate, o semplicemente ingombranti, che sarebbe impossibile spedirle via razzo e farle atterrare su un altro pianeta.
Qui sulla Terra, invece, abbiamo tutti i laboratori di analisi che vogliamo!
Non solo. Nell’avere a Terra campioni di suolo marziano ci sono altri due vantaggi cruciali, che hanno molto a che vedere con come procede il metodo scientifico.
Inanzitutto avere campioni qui significa poterli distribuire in diversi laboratori su tutto il pianeta, presso diversi centri di ricerca. In questo modo gli scienziati potranno studiarli in maniera indipendente e verificare o confutare le ipotesi dei colleghi.
Preservare i campioni nei laboratori terrestri poi consente di poterli studiare per anni, per decenni. Un po’ come accade ai campioni lunari riportati dagli astronauti delle missioni Apollo degli anni 1960-’70. Il vantaggio è che i campioni, pur essendo sempre gli stessi, alla luce di nuove tecnologie o anche solo di una nostra maggiore comprensione di ciò che stiamo studiando, rivelano aspetti sempre nuovi. Accrescono così la nostra conoscenza della Luna o di Marte anche dopo anni che li abbiamo ottenuti.
Perché tutto questo interesse?
Semplice: dobbiamo andare su Marte. Di persona. Cioè probabilmente non tu ed io, di persona. Ma altri umani. È una cosa che si dice da decenni e forse ci vorranno ancora uno o due decenni ancora prima che si realizzi (salvo colpi di coda di Elon Musk che è lanciatissimo e molto motivato verso il suo sogno di concludere la propria vita su Marte). Però è chiaro che gli esseri umani metteranno piede sul vicino pianeta rosso.
Pianeta ostile, bada bene. Anche se meno mortale di tutti gli altri nel nostro Sistema solare, Terra esclusa. Per ora.
Ci interessa conoscere come è fatto Marte, com’era fatto, se ha mai accolto forme di vita. Se la Terra diventerà mai, in futuro, così desolata com’è Marte adesso.
Se fosse fattibile dal punto di vista tecnologico ed economico entro il tuo lasso di vita, tu ci andresti a fare una gitarella su Marte?
Io vorrei, anche se la faccenda è complessa: te ne parlerò in un prossimo post.
Come raccoglie i campioni di suolo marziano Perseverance
Perseverance ha un sistema, il Sample Caching System, che è in realtà composto da 3 robot con funzioni specifiche.
Un braccio lungo 2 metri può estendersi dal corpo principale del rover e poggiare al suolo la torretta con cui effettuare il carotaggio. In questa torretta ci sono vari strumenti, tra cui anche quelli che consentano di “saggiare” la roccia con delle piccole perforazioni superficiali prima di dare l’ok definitivo al prelievo di materiale.
La testina rotante effettua il carotaggio e poi viene estratta. Viene controllata, fatta vibrare per allontanare la polvere residua e per far scendere meglio il campione nel suo cilindro, poi controllata di nuovo.
Il campione viene poi passato ad un tamburo rotante, che lo porta a disposizione di un altro braccino nascosto nel rover. Questo è lungo solo mezzo metro, infatti gli scienziati che ci lavorano lo chiamano affettuosamente “T. rex arm”, braccio da T-Rex. Ha il compito di spostare il cilindro dal tamburo agli strumenti che ne verificano il contenuto e lo sigillano e poi all’archivio. Il tutto a bordo di Perseverance.
Cosa è andato storto al primo tentativo
La roccia. L’interesse della squadra scientifica che lavora con Perseverance è in un tipo particolare di sedimento piatto diffuso ovunque nel cratere Jezero. Si tratta di quelle rocce che affiorano come un pavimento rotto per gran parte dell’area del cratere.
Roubion, la roccia scelta per il primo carotaggio, nella regione Crater Floor-Fractured Rough, era troppo friabile. La testina del Sample Caching System di Perseverance è scesa a perforare il suolo come previsto, con tanto di foto del foro a conferma. Dai ripetuti controlli sul contenuto del cilindro, però, questo è risultato vuoto.
Rochette, la seconda roccia selezionata, nella zona detta Citadelle a poco più di 450 metri dal primo sito di campionamento, si è rivelata invece adatta allo scopo.
Il primo cilindro è stato sigillato e sarà comunque tenuto buono, tra quelli che dovranno rientrare a Terra. Ok, non ci sarà roccia dentro, ma è comunque un campione di atmosfera marziana! C’è sempre qualcosa da studiare!
Hai dubbi o curiosità su Mars2020 o sulla raccolta dei campioni in particolare? Perché non me lo scrivi qui sotto in un commento? 😉
La foto di copertina mostra la roccia selezionata per il secondo campionamento, Rochette: è quella più o meno al centro. Come tutto il resto dei materiali, la foto di copertina è Nasa. (NASA/JPL-Caltech)