Le ripercussioni della guerra in Ucraina arrivano al settore aerospaziale.
Tese le collaborazioni russe, fino al punto di rottura.
Negli ultimi giorni Dmitry Rogozin, a capo della Roscosmos (Agezia spaziale russa) aveva alluso al non intervento in caso di necessità di correzione dell’orbita della Stazione Spaziale Internazionale.
Ha in seguito definito “inopportuna” la collaborazione con gli Stati Uniti sulla missione Venera-D e sospeso la collaborazione con l’Europa nei lanci spaziali dalla base di Kourou, nella Guyana francese.
Alcuni dettagli su cosa sta succedendo.
Rabbia e Tweet
Lo scorso 24 febbraio Dmitry Rogozin, direttore generale della Roscosmos, ha pubblicato sul suo profilo una serie di tweet molto duri in risposta alle sanzioni contro la Russia. Lo sfogo segue la dichiarazione del presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, che sottolinea come le prossime sanzioni potrebbero colpire il programma spaziale russo.
Il caso della ISS
Dal messaggio di Rogozin traspare tutto il livore per le recenti politiche spaziali statunitensi che hanno avuto conseguenze sulla gestione russa. Un particolare ha catturato però l’attenzione di media e del pubblico: il riferimento alla possibilità che i russi si rifiutino di aiutare a correggere la rotta dell’Iss in caso di necessità.
Come Rogozin stesso sottolinea, ordinarie correzioni di rotta sono necessarie per riportare a giuste quota e velocità la stazione spaziale internazionale. Orbitando a circa 400 chilometri dalla superficie terrestre, la stazione subisce attrito dall’atmosfera e viene costantemente frenata e rallentata. Di tanto in tanto occorre accendere dei motori per riportarla in orbita e finora si sono sempre usati quelli del vettore russo Progress Ms.
Correzioni straordinarie potrebbero invece rivelarsi indispensabili in caso di previsioni di rotta di collisione tra Iss e altri strumenti o detriti lungo l’orbita.
Il riferimento alla possibilità che la stazione, grande quanto un campo da calcio e dalla massa di 420 tonnellate, possa cadere su Europa o Stati Uniti, o, peggio, su India o Cina, è il dettaglio che ha focalizzato l’attenzione.
C’è da specificare che nessuno ha minacciato di far cadere la stazione spaziale, come si legge nei titoli “acchiappa-click”. Il riferimento è al non intervento nella correzione necessaria a stabilizzare l’orbita.
Non è, comunque, il caso di allarmarsi: se si arrivasse a situazioni estreme, altri interverrebbero a portare nella giusta orbita l’Iss.
Risposte, tra il serio e lo spaccone
Nonostante i toni di Rogozin, Josef Aschbacher, Direttore Generale dell’Esa, continua a sostenere la collaborazione spaziale civile e rassicura che l’Esa continuerà a lavorare onorando gli impegni presi, su tutte le missioni. Iss inclusa.
In un ulteriore commento, sempre su Twitter, Aschbacher si dichiara dispiaciuto per il degenerare della situazione. «Con gli Stati membri dell’Esa prenderemo tutte le decisioni necessarie. Ma per ora – aggiunge – il supporto per le nostre missioni e colleghi continua fino a nuovo avviso»
Elon Musk, uno di quei «talentuosi uomini d’affari» che «hanno inquinato l’orbita vicino alla Terra» secondo Rogozin, si è tolto lo sfizio di fare ironia sotto i tweet del direttore Roscosmos semplicemente allegando la foto-logo della propria azienda spaziale. “Nessun problema, ci penso io”, sembra volergli dire.
E c’è chi ha realizzato un’immagine attraverso la quale ipotizza come funzionerebbe la gestione della correzione orbitale dell’Iss tramite le navette Dragon della SpaceX.
Il riferimento a Venera-D
Rogozin ha anche fatto riferimento ad un’altra collaborazione spaziale con la statunitense Nasa, la missione Venera-D per l’esplorazione di Venere.
“Nel contesto dell’introduzione di nuove [sanzioni] e nel mantenimento di sanzioni implementate in precedenza, trovo inappropriato che gli Stati Uniti partecipino ulteriormente al progetto russo di sviluppo e creazione della sonda interplanetaria Venera-D”, ha affermato Rogozin.
Venera-D è una missione che la Roscosmos aveva considerato di realizzare in collaborazione con la Nasa, ma che nel 2020 aveva in realtà dichiarato possibile con le sole forze russe.
Sospesa la collaborazione russa con l’Europa nei lanci da Kourou
Sempre in risposta alle sanzioni contro la Russia, stavolta rivolgendosi all’Europa, sabato 26 febbraio l’agenzia spaziale russa ha dichiarato che sospenderà la collaborazione nei lanci dalla base spaziale di Kourou, nella Guyana francese.
Il sito di Kourou è una base di lancio spaziale europea nella costa nord-est dell’America meridionale. Le navette Sojuz sono state spesso usate per trasportare astronauti o cargo in orbita partendo da Kourou, in una collaborazione che dura da anni.
Al momento i russi stavano preparando un razzo Sojuz e uno stadio superiore Fregat per lanciare due satelliti di navigazione europei Galileo il prossimo 5 aprile. I satelliti sono già consegnati alla base ma per lanciarli servono le competenze dei tecnici russi.
Roscoscmos ha invece dichiarato che gli 87 tecnici russi presenti a Kourou lasceranno la base di lancio.
Thierry Breton, Commissario Europeo per lo Spazio, ha rilasciato una dichiarazione in cui assicura che il ritiro del personale russo non influirà sulla continuità e qualità dei servizi Galileo e Copernicus.
«Prenderemo tutte le decisioni pertinenti in risposta a questa decisione a tempo debito e continueremo a sviluppare risolutamente la seconda generazione di queste due infrastrutture spaziali sovrane dell’UE», ha dichiarato Breton.
E ha aggiunto «Siamo pronti ad agire con decisione, insieme agli Stati membri, per proteggere queste infrastrutture critiche in caso di aggressione, e continuare a sviluppare Ariane 6 e VegaC per garantire l’autonomia strategica dell’Europa nell’ambito dei lanciatori».
In bilico altre missioni
Sono ancora tante le collaborazioni internazionali in ambito aerospaziale che la Russia ha all’attivo.
Al momento sembrano ancora regolarmente previsti i lanci Sojuz che dovrebbero portare verso la stazione spaziale tre cosmonauti il 18 marzo e riportare a terra altri due astronauti il 30 marzo.
Nessuna sospensione, per ora, nemmeno per la missione congiunta Esa-Roscosmos ExoMars 2022, che dovrebbe partire su vettore russo il prossimo 20 settembre.
Immagine di copertina: Photo by form PxHere